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Art. 100 c.p.c.
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6 Aprile 2023

Simulazione mediante la conclusione di più negozi collegati

L’interesse ad agire di un terzo per far valere la simulazione di una pluralità di contratti sussiste soltanto laddove la posizione giuridica del terzo risulti negativamente incisa dall’apparenza dell’atto. In tal senso, l’interesse ad agire sussiste nella misura in cui l’intervento del giudice sia utile a rimuovere un pregiudizio che può consistere anche in una maggiore incertezza o difficoltà nel soddisfacimento del proprio diritto (precisamente individuato e provato).

Affinché possa configurarsi un collegamento negoziale tra due o più atti o negozi è necessario  che ricorra sia il requisito oggettivo, costituito dal nesso teleologico tra i negozi, volti alla regolamentazione degli interessi reciproci delle parti nell’ambito di una finalità pratica consistente in un assetto economico globale e unitario, sia il requisito soggettivo, costituito  dal comune intento pratico delle parti di volere non solo l’effetto tipico dei singoli negozi in concreto posti in essere, ma anche il coordinamento tra di essi per la realizzazione di un fine ulteriore, che ne trascende gli effetti tipici e che assume una propria autonomia  anche dal punto di vista causale.

 

Interesse ad agire del terzo per l’accertamento della nullità di un contratto di cessione di partecipazioni

Con riferimento alla domanda (o all’eventuale eccezione) di nullità di un contratto, mentre per le parti contraenti l’interesse ad agire è in re ipsa, in dipendenza dell’attitudine del contratto di cui si invoca la nullità ad incidere nella loro sfera giuridica, il terzo deve dimostrare la sussistenza di un proprio concreto interesse alla declaratoria di nullità.

Il principio dell’interesse ad agire ex art. 100 c.p.c. non consente l’introduzione di giudizi dai quali il titolare del diritto non possa trarre alcun vantaggio giuridico concreto, oggettivo e ciò anche in un’ottica di bilanciamento dell’interesse individuale con quello generale all’efficacia dell’intero sistema giurisdizionale, che può consentire l’accesso alla giustizia solo ove sia indispensabile a far conseguire quel bene della vita che soltanto attraverso l’intervento giurisdizionale la parte può ottenere.

27 Febbraio 2023

Delibera di revoca dello stato di liquidazione e mancanza in capo alla società di risorse utili al soddisfacimento del credito

La perdita della qualità di creditore in pendenza del processo di opposizione alla delibera di revoca dello stato di liquidazione ex art.2487-ter c.c. dallo stesso introdotto, determina la perdita della legittimazione ad agire del creditore sociale ed il rigetto dell’opposizione.
E’ privo di interesse ad agire il creditore che proponga opposizione alla delibera di revoca dello stato di liquidazione ex art.2487-ter c.c. qualora non vi siano prospettive iniziali che il proprio credito venga soddisfatto con le risorse derivanti dalla liquidazione e ciò sull’assunto che un creditore che già ha perso ogni garanzia patrimoniale non può dolersi se il proprio debitore si attiva – a proprie spese – per “risollevarsi” (revocando lo stato di liquidazione).
7 Novembre 2022

Cessazione della materia del contendere e compensazione delle spese

La declaratoria di cessazione della materia del contendere costituisce un’ipotesi di estinzione del processo che si ha quando si verifica una situazione tale da eliminare le ragioni di contrasto, ad esempio in caso di sopravvenuto accordo negoziale fra le parti.  In caso di transazione tra le parti, non si verifica una carenza sopravvenuta dell’interesse ad agire ex art. 100 c.p.c., atteso che le parti, al contrario, insistono per ottenere una decisione sulla controversia, sebbene con la mera dichiarazione che essa è definita dall’accordo negoziale.

Nell’ipotesi di cessazione della materia del contendere, il governo delle spese non va statuito in base al principio della soccombenza virtuale, ma occorre provvedere alla compensazione integrale sia nel caso di mancata espressa richiesta della rifusione a favore delle parti (in tal caso, il silenzio serbato dalle parti sul punto spese si deve intendere come invito alla Corte a disporre la compensazione), sia nel caso in cui le parti abbiano espressamente richiesto la compensazione.

28 Ottobre 2022

Sopravvenuta carenza di interesse ad agire per mancata impugnazione della delibera sostitutiva di quella invalida

Se il socio impugnante la prima delibera non ha impugnato anche la delibera sostitutiva questa è di per sé destinata a rimanere efficace nell’ambito endo-societario nonostante l’impugnante ne abbia eccepito la invalidità in sede processuale, con il che viene meno (non già la materia del contendere, ma) lo stesso interesse ad agire rispetto alla prima impugnazione, al cui accoglimento non potrebbe conseguire alcun effetto utile per l’attore, data la già avvenuta sostituzione in ambito endo-societario del deliberato censurato con altro comunque efficace.

1 Ottobre 2022

Mancata impugnazione della delibera di approvazione del bilancio sostitutiva di quella invalida e carenza di interesse ad agire

L’interesse ad agire del socio dissenziente viene meno qualora quest’ultimo – dopo aver impugnato la delibera di approvazione del bilancio di esercizio – ometta di impugnare la delibera approvativa del bilancio sostitutivo. Infatti, l’accoglimento della domanda non produrrebbe alcuna utilità concreta all’attore rispetto alla lesione denunciata ed al sottostante interesse sostanziale. L’impugnante non potrebbe conseguire, cioè, alcun bene della vita dall’eventuale accoglimento della propria pretesa, giacché il documento contabile gravato è stato nel frattempo sostituito, in ambito endosocietario, da un altro dotato di autonoma efficacia.

Se il socio impugnante una delibera di approvazione del bilancio d’esercizio della società non ha impugnato anche la delibera sostitutiva, questa è di per sé destinata a rimanere efficace nell’ambito endo-societario nonostante l’impugnante ne abbia eccepito la invalidità in sede processuale, con il che viene meno (non già la materia del contendere ma) lo stesso interesse ad agire rispetto alla prima impugnazione, al cui accoglimento non potrebbe conseguire alcun effetto utile per l’attore, data la già avvenuta sostituzione in ambito endo-societario del deliberato censurato con altro comunque efficace.

1 Settembre 2022

Convocazione d’urgenza del consiglio di amministrazione

Al fine di procedere con la convocazione d’urgenza del consiglio di amministrazione di una s.p.a., con la conseguente riduzione dei termini di preavviso previsti nello statuto per l’invio dell’avviso di convocazione ai membri del consiglio di amministrazione, è sufficiente l’effettiva sussistenza delle ragioni d’urgenza e che tali ragioni d’urgenza siano conosciute dai membri del consiglio di amministrazione, senza che sia necessario qualificare espressamente la convocazione come urgente, né indicare all’interno dell’avviso di convocazione quali siano i motivi dell’urgenza.

30 Giugno 2022

Legittimazione attiva all’impugnativa di delibere assembleari in caso di comproprietà del pacchetto azionario e nullità delle delibere di approvazione del bilancio di esercizio

La nomina necessaria del rappresentante comune priva i singoli comproprietari della quota dell’esercizio dei propri diritti, in quanto il loro interesse cede rispetto a quello della società di avere un unico interlocutore così da evitare che la situazione di comproprietà si trasformi in un ostacolo all’attività societaria. La legittimazione sostanziale del rappresentante comune priva i comproprietari della quota, ancorché agiscano di concerto, del potere di impugnativa, quale riflesso dell’esercizio dei diritti sociali; invero, l’art. 2347, co. 1, c.c., nel conferire alla partecipazione azionaria il carattere della indivisibilità, ha considerato indispensabile, in relazione alle esigenze peculiari della organizzazione societaria e alla natura del bene in comunione, la unitarietà dell’esercizio dei diritti, impedendone, quanto meno nei rapporti esterni, il godimento e l’amministrazione in forma individuale; e ciò al fine, da un lato, di evitare che contrasti interni si riflettano sulle attività assembleari e, dall’altro, di garantire certezza e stabilità alle deliberazioni assunte, correttamente approvate con la conseguenza che se l’intervento in assemblea e il diritto di voto in via esclusiva competono al rappresentante comune, la impugnazione prevista dagli artt. 2377 e 2379 c.c., non può che essere a lui attribuita. Anche nell’ipotesi in cui l’impugnazione sia esercitata unitariamente da tutti i comproprietari del titolo azionato il diritto processuale di impugnativa è riservato al rappresentante comune, dovendosi ritenere che il legislatore abbia valutato a priori – attraverso la previsione della nomina obbligatoria di un rappresentante comune senza eccezione – che non sia opportuna la verifica nei singoli casi dell’eventuale comunione di intenti dei comproprietari, essendo prevalente l’interesse a che la società, a fronte della comunione, a qualsiasi titolo, della quota di partecipazione azionaria, debba confrontarsi con un unico centro di interessi costituito, appunto, dal rappresentante comune.

Rientrano nel novero delle delibere nulle, in quanto aventi un oggetto illecito ex art. 2379 c.c., le delibere con cui risulta approvato un bilancio non conforme ai principi di cui all’art. 2423 c.c., ovvero in violazione di tutte le altre norme dettate in materia di bilancio, sicchè l’impugnativa può essere promossa da chiunque vi abbia interesse. Trattasi, infatti, di norme imperative inderogabili, poste a tutela di interessi generali che trascendono i limiti della compagine sociale e riguardano anche i terzi, destinatari delle informazioni sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria della società, i quali possono agire in giudizio previa allegazione di un’incidenza negativa nella loro sfera giuridica delle irregolarità denunciate riguardo al risultato economico della gestione sociale. Il pregiudizio lamentato derivante dalla decisione impugnata, che l’attore ha l’onere di dimostrare in giudizio quale presupposto del suo interesse ad agire ex art. 100 c.p.c. e che deve sussistere non solo al momento della proposizione della domanda, ma anche al momento della decisione, non deve essere necessariamente di carattere economico – ipotesi che si verifica ad esempio nel caso di perdita di valore o redditività della partecipazione, laddove l’attore agisce in qualità di socio –, potendo anche consistere nella lesione del diritto a ricevere dal bilancio un’informazione corretta in merito alla consistenza patrimoniale della società ed alla sua efficienza economica.

Nel caso dell’azione volta a far dichiarare la nullità di una deliberazione assembleare approvativa del bilancio di esercizio di una società, l’attore, che assuma di aver subito un pregiudizio a causa del difetto di chiarezza, veridicità e correttezza di una o più poste contenute in bilancio, ha l’onere di enunciare quali siano esattamente le poste iscritte in violazione dei principi legali vigenti e il giudice dovrà valutare se quanto prospettato configuri o meno il pregiudizio al diritto di informazione di cui il socio è portatore; l’esame delle singole poste e la verifica della loro conformità ai precetti legali è, tuttavia, compito logicamente successivo, che attiene al giudizio di fondatezza della domanda, ma non al requisito dell’interesse ad agire.

La mancata indicazione dell’identità dei partecipanti all’assemblea nel verbale della stessa determina la sola annullabilità della delibera; ciò in quanto con riferimento alla verbalizzazione della delibera assembleare l’art. 2379, co. 3, c.c. sanziona con la nullità esclusivamente l’ipotesi di verbale mancante, che si realizza quando esso è omesso o è carente in uno dei requisiti specificatamente previsti dalla norma, in cui non rientra la mancata indicazione dei partecipanti.

19 Maggio 2022

L.c.a. delle banche venete: regime di invalidità ex art. 2358 c.c. ed interesse ad agire

La violazione dell’art. 2358 c.c. – applicabile anche alle banche popolari – da sola non delinea una illiceità ex art. 1343 c.c., non contenendo l’art. 2358 c.c. un divieto assoluto ascrivibile alla materia delle norme imperative, ma “solo” una norma inderogabile, la cui violazione genera nullità del contratto e semplicemente la annullabilità, ai sensi dell’art. 1972, co. 2 c.c., della transazione che sia fatta su di esso, a beneficio del solo contraente ignaro della causa di nullità.

Sussiste interesse attoreo e procedibilità della domanda – non essendo l’interesse soddisfacibile in sede fallimentare – quando la parte attrice agisce per ottenere l’accertamento della nullità del finanziamento funzionalmente collegato alle operazioni di commercializzazione di azioni, finalizzata ad ottenere accertamento di non debenza da parte sua dell’adempimento contrattuale, ossia del pagamento delle rate di rimborso.

10 Maggio 2022

Sopravvenuta carenza di interesse ad agire nell’impugnativa di bilancio per l’approvazione medio tempore del bilancio successivo non impugnato

La ratio della previsione dell’art. 2434 bis c.c. consiste nella finalità di attuare, esprimendolo nella fattispecie concreta, il generale principio di interesse ad agire (art. 100 c.p.c.), poiché – secondo la valutazione della fattispecie stessa data dal legislatore, letta alla luce del principio di continuità dei bilanci –, approvato il bilancio successivo, la rappresentazione data, con il bilancio precedente, della situazione economico-patrimoniale della società ai soci e ai terzi ha esaurito le sue potenzialità informative (e organizzative), e dunque anche le sue potenzialità decettive, dovendo invece i destinatari dell’informazione, per ogni valutazione e decisione organizzativa conseguente, far riferimento all’ultimo bilancio approvato. Pertanto, non sussiste interesse ad agire rispetto all’impugnativa di un bilancio superato dall’approvazione di quello successivo.