17 Dicembre 2020

La violazione della clausola statutaria di prelazione comporta l’inopponibilità alla società e agli altri soci della cessione delle partecipazioni

Nel trasferimento di quote sociali di S.r.l., la violazione della clausola statutaria di prelazione comporta l’inopponibilità alla società e agli altri soci della cessione di partecipazioni effettuata in sua violazione. In tale evenienza, nessun diritto sociale collegato alle partecipazioni acquistate in spregio alla prelazione è esercitabile dal socio acquirente e, operando detta inefficacia di diritto, quale mera conseguenza della violazione della clausola di prelazione, non soffre eccezioni, prevalendo sul dato pubblicitario dell’intervenuto deposito dell’atto di cessione viziato nel registro delle imprese.

L’omissione della previa denuntiatio al socio titolare del diritto di prelazione, non fa sorgere in capo quest’ultimo l’onere (per impedire il trasferimento a terzi e rendersi intestatario della quota prelazionata) di accettare in vece del terzo la proposta, e tale effetto tipico non può ritenersi prodotto – in difetto di previsione statutaria o legale in tal senso – dalla proposta di ritrasferimento della quota formulata dal terzo acquirente a cessione ormai perfezionata.

La richiesta di nomina di un liquidatore sociale, ricorrendone i presupposti, è domanda da presentare ex art. 2487 co 2 c.c. in ambito di Volontaria Giurisdizione e non in sede contenziosa e d’urgenza, presupponente a sua volta il previo accertamento da parte dell’organo amministrativo dell’intervenuto scioglimento della società ai sensi degli artt. 2484 co. 1 c.c. e 2485 c.c.

23 Novembre 2020

Contratti preliminari di compravendita di quote funzionalmente collegati e responsabilità del promittente venditore

Nell’ipotesi di pluralità di contratti preliminari di cessione di quote stipulati in vista della realizzazione di un’operazione unitaria, l’inadempimento ingiustificato di uno dei promittenti venditori, qualora determini la caducazione degli altri contratti collegati per scioglimento del vincolo negoziale da parte del promissario acquirente, è fonte di responsabilità contrattuale non solo verso quest’ultimo, ma anche verso gli altri promittenti venditori, in virtù di un accordo tacito sussistente tra i medesimi volto alla vendita congiunta delle rispettive quote.

20 Novembre 2020

Diritto di prelazione ed effetti dell’accertamento dell’intento simulatorio

Non sussiste l’interesse ad agire del terzo che chiede l’accertamento della simulazione del contratto di cessione d’azienda poiché la conseguenza dell’accertamento dell’intento simulatorio produrrebbe effetti solo rispetto alle parti dell’accordo simulato e non nei confronti della generalità dei terzi, alla luce del disposto di cui all’art. 1415 c.c., che stabilisce che la simulazione può essere fatta “valere in confronto delle parti”.[Nel caso di specie l’attrice aveva richiesto l’inefficacia del contratto di cessione aziendale a seguito del quale la cessionaria era subentrata nel diritto di prelazione della conduttrice-cedente ex art. 38 L. 392/78 e aveva esercitato la prelazione così determinando l’inefficacia del preliminare di vendita dell’immobile stipulato tra la stessa attrice e il promittente venditore].

 

12 Novembre 2020

Sulla forma del trasferimento di quote di S.r.l. con riferimento ai rapporti tra le parti

L’art. 2470 c.c. disciplina la forma del trasferimento di quote di società a responsabilità limitata affinché lo stesso sia opponibile alla società, mentre nei rapporti tra le parti, in forza del principio di libertà delle forme, la cessione medesima è valida ed efficace in virtù del semplice consenso manifestato dalle stesse, non richiedendo la forma scritta né “ad substantiam” né “ad probationem”. [ LEGGI TUTTO ]

10 Novembre 2020

Cessione d’azienda e conoscenza del debito da parte della cessionaria

L’iscrizione nei libri contabili obbligatori è elemento costitutivo essenziale della responsabilità dell’acquirente dell’azienda e l’omessa dimostrazione di tale iscrizione determina il mancato adempimento dell’onus probandi in capo alla parte creditrice circa un requisito necessario ai fini della responsabilità solidale del cessionario e, quindi, del titolo a fondamento della relativa pretesa. Ne consegue che la domanda svolta dall’ingiungente nei confronti del cessionario d’azienda ai sensi dell’art. 2560 c.c. deve essere rigettata per mancanza di prova sia in ordine ad un elemento costitutivo “essenziale” consistente nell’iscrizione dei debiti de quibus nei libri contabili obbligatori dell’azienda ceduta, sia, secondo il più recente principio della Corte di legittimità, per mancata allegazione nonché per omessa dimostrazione della circostanza che la cessione d’azienda sia stata utilizzata dai contraenti come strumento fraudolento per spogliare la società debitrice di ogni attivo, precludendo in tal modo il recupero del credito.

30 Ottobre 2020

Quantificazione del danno da risoluzione di contratto di cessione di azienda con patto di riservato dominio

Considerato che il mancato pagamento allegato dall’attrice è pari a circa il 50% del prezzo di cessione, non vi è dubbio che lo stesso integri gli estremi dell’inadempimento di non scarsa importanza di cui al generale rimedio risolutorio previsto dall’art. 1455 c.c. Trattandosi, infatti, di mancata esecuzione dell’obbligo principale gravante sull’acquirente, non può negarsi che tale omesso versamento comprometta l’equilibrio contrattuale.

Quale che sia la tesi che si voglia accogliere circa la natura sospensiva o risolutiva della condizione che prevede il patto di riservato dominio in capo all’alienante, rileva che, comunque, il cessionario è tenuto a tenere una condotta idonea a conservare integre le ragioni della controparte, non certo compatibile con comportamenti che conducono alla chiusura dell’azienda.

Considerato il diritto di riservato dominio e lo scioglimento del contratto, l’alienante ha diritto al risarcimento del danno da quantificarsi nella misura pari al prezzo di cessione, considerato il valore attribuito dalle parti al bene ceduto e poi andato distrutto.

Il danno subito dal venditore in caso di inadempimento del compratore sotto il profilo del lucro cessante consiste nel pregiudizio connesso alla mancata disponibilità del bene, cioè nel reddito che l’alienante avrebbe potuto ricavare ove il bene fosse rimasto nella sua disponibilità.

29 Ottobre 2020

Donazione “mista” di quote ed eccessiva sproporzione tra corrispettivo e valore

La causa del contratto nel negotium mixtum cum donatione ha natura onerosa ma ha lo scopo di raggiungere in via indiretta l’arricchimento di una delle due parti in ragione della sproporzione tra il corrispettivo pattuito e il reale valore del bene. Tuttavia, il corrispettivo non può risolversi in un valore meramente simbolico. Invero, in questo caso difetterebbe una effettiva volontà delle parti di dar vita a una compravendita e sarebbe necessaria la forma dell’atto pubblico a tutela del donante.

14 Ottobre 2020

Rapporti tra contratto preliminare e definitivo di cessione di partecipazioni azionarie

Nel caso in cui le parti, dopo avere stipulato un contratto preliminare di compravendita, abbiano stipulato il contratto definitivo, quest’ultimo costituisce l’unica fonte dei diritti e delle obbligazioni inerenti al negozio voluto, in quanto il contratto preliminare, determinando soltanto l’obbligo reciproco della stipulazione del contratto definitivo, resta superato da quest’ultimo, la cui disciplina può anche non conformarsi a quella del preliminare, salvo che le parti non abbiano espressamente previsto che essa sopravviva o non si siano limitate, in materia di cessione di partecipazioni sociali, con il contratto definitivo alla semplice “formalizzazione” anche nei confronti della società dell’effetto traslativo della cessione già verificatosi tra le parti.

Il trasferimento delle azioni avvenuto con modalità e a condizioni diverse da quelle programmate nel contratto preliminare non consente alle parti di invocare il complesso regolamento contrattuale in esso contenuto a disciplina del rapporto scaturito dai diversi contratti di vendita definitivi attuati attraverso la semplice girata dei titoli anche nei confronti di soggetti terzi, a meno che non provino che le singole pattuizioni siano state contestualmente richiamate in modo espresso ed inequivoco nell’ambito dei singoli rapporti di cessione.

13 Ottobre 2020

Contratto di cessione di azienda e mancanza dei titoli autorizzativi per l’esercizio dell’attività ceduta

I titoli autorizzativi all’esercizio di un’attività d’impresa hanno carattere personale e non sono riconducibili ai beni che compongono l’azienda. Tanto che un contratto che prevedesse il trasferimento della licenza sarebbe nullo per la violazione di norme imperative. Il risultato pratico dell’ottenimento del titolo autorizzativo è, piuttosto, conseguibile dall’acquirente mediante la previsione dell’obbligo a carico del cedente di prestare il proprio consenso o comunque dell’obbligo di compiere tutte le attività necessarie per consentire detto ottenimento. Ne discende che l’eventuale insussistenza del titolo autorizzativo non attiene ad un vizio genetico del contratto di cessione d’azienda.

La legittimazione nell’azione revocatoria dell’atto di trasferimento di quote sociali

L’azione revocatoria ex art. 2901 c.c. dell’atto di trasferimento di quote sociali, in termini generali, investe esclusivamente il negozio bilaterale intervenuto tra cedente e cessionario e perciò in essa la legittimazione passiva spetta solo al cedente ed al cessionario e non anche alla società delle cui quote si tratta.