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29 Settembre 2017

Disponibilità del diritto al compenso degli amministratori

Il diritto degli amministratori al compenso è disponibile e può anche essere derogato da una clausola dello statuto della società, che condizioni lo stesso ad apposita deliberazione assembleare, al conseguimento di utili, ovvero [ LEGGI TUTTO ]

26 Luglio 2017

Diritto dell’amministratore al compenso e cognizione della sezione specializzata in materia di imrpesa

Va attribuita alla cognizione della sezione specializzata in materia di impresa la controversia introdotta da un amministratore nei confronti della società e riguardante le somme da quest’ultima dovute in relazione all’attività esercitata, poiché la formulazione [ LEGGI TUTTO ]

11 Luglio 2017

Esercizio dell’azione di responsabilità in s.r.l. in sede di opposizione a procedimento monitorio. Rappresentazione contabile dei rimborsi per le spese.

È da qualificarsi quale azione di responsabilità ex art. 2476 c.c. la domanda riconvenzionale proposta in sede di opposizione nel procedimento monitorio ex art. 645 c.p.c. avente ad oggetto la condanna al risarcimento dei maggiori danni – o loro compensazione con l’asserito credito di cui al decreto ingiuntivo – derivanti dalla mala gestio dell’amministratore di società a responsabilità limitata (ricorrente, nel caso di specie, per la condanna della società al pagamento del proprio compenso).

I rimborsi delle spese di trasferta sopportate in ragione dell’ufficio di amministratore  di s.r.l. – in thesi illegittimi [ LEGGI TUTTO ]

28 Giugno 2017

Determinazione dei compensi del cessato Presidente del CdA di S.p.a.

La sussistenza di una determinazione del CdA volta ad attribuire un compenso variabile al suo Presidente  può essere dimostrata dalla presentazione di un progetto di bilancio recante in nota integrativa espressa indicazione del compenso in parola.

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13 Giugno 2017

Giusta causa di revoca dell’amministratore di società a partecipazione pubblica

Le previsioni in tema di compenso lordo annuale omnicomprensivo del presidente e dei membri del c.d.a. di società a totale partecipazione di Comuni o Province, di cui all’art. 1, co. 725 della l. n. 296 del 2006 (l. finanziaria per il 2007), possono riferirsi [ LEGGI TUTTO ]

16 Marzo 2017

La clausola arbitrale non esclude la previa sospensione cautelare della delibera da parte del Tribunale, ma preclude una pronuncia di merito

La clausola compromissoria valida a sensi di legge, pur non precludendo all’impugnante, in difetto di attuale costituzione dell’organo arbitrale, di chiedere la sospensione della delibera assembleare impugnata secondo la norma generale dell’art. 669-quinquies c.p.c., esclude  [ LEGGI TUTTO ]

21 Febbraio 2017

Il compenso spettante all’amministratore di s.r.l.: presunzione di onerosità e determinazione del quantum debeatur

In tema di compenso spettante all’amministratore di società a responsabilità limitata, il disposto normativo di cui all’art. 2389 c.c., dettato in materia di società per azioni può trovare applicazione anche riguardo alle società a responsabilità limitata. Dal contenuto dell’art. 2389 c.c., nella parte in cui [ LEGGI TUTTO ]

30 Gennaio 2017

Abuso di maggioranza e di conflitto di interessi del socio

La fattispecie dell’abuso del diritto di voto da parte del socio di maggioranza  (fondata sulla violazione del principio di buona fede nell’esecuzione del contratto ex art. 1375 c.c.) è integrata quando il socio di maggioranza esercita il diritto di voto a danno degli altri soci; rectius, determina l’adozione, da parte della società, di una delibera che lede gli interessi sociali di altri soci. L’interesse di cui la società è portatrice assume decisivo ruolo “negativo” nella fattispecie, nel senso che la sua realizzazione per il tramite della delibera pur dannosa per il socio minoritario fungerà da scriminante, impedendo che il vizio – per carenza del composito elemento dell’offensività – sia integrato. Tale ruolo dell’interesse sociale si concreta nell’esigenza che, perché abuso vi sia, la lesione dell’interesse sociale del socio minoritario sia “ingiustificata” o “arbitraria”, dove appunto la “giustificazione” si rinviene nella realizzazione, a mezzo della delibera, dell’interesse sociale (anche nell’eventuale concorrenza di quello extrasociale del socio maggioritario). Il vantaggio personale del socio di maggioranza non pare essere invece elemento essenziale della fattispecie, potendo semmai rivestire un ruolo sul (diverso) piano probatorio, con particolare riferimento alla prova dell’elemento soggettivo (la fraudolenza) e/o dei motivi che hanno mosso il socio maggioritario a quel voto. Nulla esclude, perciò, che rientri nella sfera di applicazione della fattispecie il caso della delibera puramente emulativa, assunta soltanto a danno del socio di minoranza, senza vantaggio alcuno per il socio di maggioranza. E, viceversa, in assenza di un danno/svantaggio per gli altri soci e nell’indifferenza per l’interesse sociale, non si realizza alcun abuso nella delibera con cui il socio maggioritario realizza un proprio vantaggio (solo se la delibera fosse dannosa per la società si verserà nella fattispecie di abuso tipizzata dall’art. 2373, co. 1, c.c.). A livello soggettivo, infine, il requisito della “fraudolenza” si risolve nell’esercizio del voto effettuato con la consapevolezza di ledere interessi sociali degli altri soci e di non perseguire l’interesse sociale, con il solo limite dell’ignoranza incolpevole. In definitiva, il voto del socio maggioritario è abusivo quando determina consapevolmente l’adozione di un deliberazione lesiva di interessi sociali degli altri soci, nell’indifferenza per l’interesse della società.

Non è revocabile in dubbio l’applicabilità dell’art. 2373 co. 1 c.c. anche alle s.r.l., imposta, in assenza di specifica previsione omologa, sia dalla natura della s.r.l. come società di capitali persona giuridica terza rispetto ai soci, sia dalla natura della decisione assembleare, assunta dai soci ma imputata alla società, sia da elementari esigenze di tutela del patrimonio di cui la società stessa è titolare rispetto a condotte predatorie (di alcuni dei) soci.
Versa in conflitto di interessi il socio/amministratore chiamato a deliberare in assemblea sul compenso dell’organo amministrativo, essendo determinate ai fini dell’annullamento della deliberazione assembleare il requisito del potenziale danno, sub specie di sproporzione tra il valore della prestazione assicurata dall’amministratore e il compenso deliberato (nella specie il Tribunale ha peraltro rigettato l’impugnativa della delibera di determinazione del compenso, non avendo l’attore dedotto alcunché in ordine al danno potenziale per la società).

 

 

 

30 Gennaio 2017

Differenza tra indennità e compenso degli amministratori

L’indennità assegnata agli amministratori è una somma che, pur non corrispondente al valore della prestazione resa a favore della società, comunque li ristora dal tempo impiegato ad occuparsi della gestione sociale, mentre il compenso è una vera e propria remunerazione tesa a remunerare esaustivamente, sul piano economico, quella prestazione [sulla scorta di tale distinzione il Tribunale ha accolto l’impugnazione di una delibera in cui veniva definita come indennità un somma avente in realtà funzione di compenso, per statuto da parametrarsi esclusivamente agli utili conseguiti dalla società e nelle specie definito invece sulla base di prestazione lavorative degli amministratori come operai specializzati].

 

 

23 Gennaio 2017

Violazione del divieto di concorrenza ex art. 2390 c.c., gratuità della carica gestoria e determinazione del compenso da parte del giudice

Ai fini della violazione del divieto di concorrenza, ex art. 2390 c.c., è necessario fare riferimento all’attività effettivamente e concretamente svolta dalla società, non rilevando esclusivamente le attività enunciate all’interno dell’atto costitutivo nel contesto dell’oggetto sociale. Inoltre, il rapporto concorrenziale deve essere concreto, includendo tutti gli aspetti qualificanti delle attività imprenditoriali coinvolte, nonché attuale, ovvero se potenziale deve fondarsi sulla ragionevole e prevedibile circostanza che in futuro l’attività potenzialmente concorrenziale abbia una proiezione evolutiva tale da porla, per l’appunto, in concorrenza con la società. [ LEGGI TUTTO ]