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Tribunale di Roma


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6 Dicembre 2017

Invalidità di delibera assembleare che esclude la restituzione integrale di finanziamenti soci

L’istituto del finanziamento erogato dal socio in favore della società soggiace alla regola della postergazione (art. 2467 c.c.), finalizzata ad impedire la traslazione del rischio d’impresa sui creditori sociali allorquando il socio che -conoscendo o potendo conoscere lo stato di crisi finanziaria della società- sostenga comunque la stessa con mezzi non adeguati e, quindi, non con conferimenti, ma con ulteriore indebitamento della società, che, a sua volta, aggrava lo squilibrio patrimoniale. Tale meccanismo di momentanea indisponibilità opera tuttavia solo al ricorrere di presupposti individuati dalla norma, ossia: – un eccessivo squilibrio dell’indebitamento rispetto al patrimonio netto; – una situazione finanziaria della società nella quale sarebbe stato ragionevole un conferimento. [ LEGGI TUTTO ]

1 Dicembre 2017

Conflitto di interessi ex art. 2475-ter c.c.; responsabilità degli amministratori ed onere della prova; risoluzione ex art. 1453 c.c. e risarcibilità del danno ex art. 1223 c.c.

Ai fini del conflitto di interessi, ex art. 2475-ter c.c., quale causa di annullamento del contratto concluso dal rappresentante legale della società, è necessario che costui persegua interessi propri suoi personali (od anche di terzi) inconciliabili con quelli del rappresentato, così che, all’utilità conseguita o conseguibile dal rappresentante per sé medesimo o per il terzo, segua o possa seguire il danno del rappresentato. L’esistenza di un conflitto d’interessi tra la società ed il suo amministratore, ai fini dell’annullabilità del contratto, deve essere accertata [ LEGGI TUTTO ]

29 Novembre 2017

In tema di compravendita di quote con patto di manleva per pretese relative a periodi antecedenti la cessione, la litis denuntiatio non è necessaria se non è contrattualmente prevista

In materia di clausole di garanzia accessorie a contratti di compravendita di quote sociali, l’impegno assunto dal cedente di rifondere la target relativamente ad ogni pretesa fiscale e contributiva antecedente la data di cessione di quote, anche se derivante da avvisi di accertamento notificati successivamente alla cessione di quote, non obbliga la target medesima alla litis denuntiatio. Pertanto, in assenza di esplicita previsione contrattuale in tal senso, la società target potrà pretendere di essere manlevata dal cedente di quote anche se non gli aveva dato conto dell’avvenuta notificazione dell’avviso di accertamento fiscale.

29 Novembre 2017

I negozi con i quali si concretizza la fuoriuscita del socio possono costituire un contratto atipico unitario

Quando l’exit dalla compagine sociale di un socio di una s.r.l. è realizzata attraverso una serie di molteplici negozi, è possibile ravvisare tra gli stessi un’interdipendenza finalizzata al perseguimento di un risultato economico complesso e unitario. In simili circostanze vari rapporti negoziali tra loro coordinati e legati da un vincolo di dipendenza possono essere ricondotti a un unico contratto atipico, anche se [ LEGGI TUTTO ]

29 Novembre 2017

Subentro nel rapporto sociale e mutualistico dell’erede del socio defunto: discrezionalità dell’organo amministrativo e impossibilità di subentro automatico

Agli eredi del socio cooperatore defunto spetta il diritto alla liquidazione della quota del de cuius e non è previsto l’automatico subentro.

L’autonomia statutaria può disciplinare [ LEGGI TUTTO ]

29 Novembre 2017

Recesso del socio sovventore di cooperativa

Così come avviene per i soci titolari di strumenti finanziari, per i soci sovventori il recesso si perfeziona con la ricezione da parte della società dell’atto con cui detto diritto potestativo è esercitato.

28 Novembre 2017

L’arbitraggio per la determinazione del valore della quota del socio receduto

Qualora vi sia disaccordo tra i soci, l’individuazione del valore della quota del socio recedente è affidata esclusivamente all’esperto nominato ai sensi dell’art. 2473, comma 3, c.c. La stima dell’esperto, completando il contenuto [ LEGGI TUTTO ]

28 Novembre 2017

Qualificazione dei versamenti eseguiti dal socio in favore della società. Richiesta del socio erogante di fissazione di un termine da parte del giudice per la restituzione del finanziamento

I versamenti effettuati dai soci nei confronti di una società di capitali possono consistere o in veri e propri finanziamenti o in conferimenti (od apporti). I primi costituiscono prestiti o mutui alla società e si caratterizzano per il fatto che non hanno una destinazione definitiva, vincolata al fine della ricostruzione o dell’aumento del capitale sociale, e che i soci non rinunciano alla restituzione delle somme erogate alla scadenza dei relativi contratti. I secondi, invece, sono caratterizzati dal fatto che i soci eroganti rinunciano a pretenderne la restituzione, talché le somme versate rimangono definitivamente acquisite al patrimonio della società, dando luogo alla costituzione di riserve.

L’accoglimento della domanda con la quale il socio di una società di capitali chieda la condanna della società alla restituzione delle somme in precedenza versatele, richiede la prova che il versamento sia stato eseguito per un titolo che giustifichi la pretesa di restituzione. Detta prova deve essere tratta, mediante interpretazione della volontà negoziale delle parti, non già dalla denominazione con la quale il versamento è stato registrato nelle scritture contabili della società, quanto dal modo in cui, concretamente, è stato regolato ed attuato il rapporto. Qualora il versamento sia stato eseguito a titolo di apporto del socio al patrimonio di rischio dell’impresa collettiva si configura un contratto atipico di conferimento di capitale, talché il diritto alla restituzione, prima ed al di fuori del procedimento di liquidazione della società, sussiste solo se il conferimento sia stato risolutivamente condizionato alla mancata, successiva, deliberazione assembleare di aumento del capitale nominale della società e tale deliberazione non sia intervenuta entro il termine stabilito dalle parti o fissato dal giudice.

L’erogazione di finanziamenti veri e propri in favore della società partecipata è rimessa alla determinazione del singolo socio finanziatore che a tanto non può ritenersi obbligato da una deliberazione dell’assemblea pur assunta a maggioranza, ma senza il suo consenso. Nel caso in cui la decisione di erogare un finanziamento in favore della società partecipata sia assunta in seno all’assemblea, il voto favorevole espresso da ciascun socio può riguardarsi come manifestazione della volontà del singolo di accettare la richiesta di finanziamento formulata dall’amministratore e di disporre di risorse personali in favore della società.

Le previsioni della deliberazione assembleare in merito a termini, condizioni e modalità di rimborso dei finanziamenti costituiscono contenuto dell’accordo tra il singolo socio consenziente e la società beneficiaria dei finanziamenti, vincolante per entrambe le parti del rapporto di mutuo. Laddove le parti abbiano subordinato il rimborso del finanziamento soci ad una previa deliberazione assembleare,  da assumersi tenendo conto della compatibilità del rimborso con le esigenze finanziarie della società beneficiaria, non può darsi seguito alla richiesta di fissazione di un termine per la restituzione del finanziamento, ex art. 1183 cod. civ., in carenza della prova dell’avveramento delle condizioni richieste per l’esigibilità del rimborso.

 

28 Novembre 2017

Cause di esclusione del socio di s.r.l. ed impugnazione delle relative delibere assembleari

L’instaurazione del contenzioso per la pronuncia di declaratoria di invalidità della delibera di esclusione, che tuttavia sia successivamente revocata, determina la cessazione della materia del contendere relativamente alla domanda in oggetto: la delibera successiva, infatti, costituisce [ LEGGI TUTTO ]

28 Novembre 2017

Inammissibilità dell’impugnazione di deliberazione assembleare invalida per sopravvenuta adozione di deliberazione sostituiva conforme a legge ed a statuto

La sostituzione della deliberazione assembleare impugnata con altra deliberazione conforme a legge e a statuto comporta l’inammissibilità, per sopravvenuto difetto di interesse ad agire, della domanda volta a far valere l’invalidità della delibera sostituita anche quando la sostituzione della delibera impugnata con altra esente da vizi sia intervenuta dopo l’introduzione del giudizio, in quanto [ LEGGI TUTTO ]